Combinazione di fede e buone opere, Archimandrita Epifanios Oikonomou

        

COMBINAZIONE DI FEDE E BUONE OPERE

Abbiamo ascoltato oggi un estratto della lettera di Paolo a Tito . Il maestro consiglia il giovane pastore della Chiesa riguardo all’esempio di vita che deve mostrare ai fedeli. Gli indica ciò che è buono e utile per i membri della Chiesa, ovvero l’evitare discussioni sciocche e inutili, le contese sui temi della Legge, l’allontanamento dagli eretici dopo i primi tentativi di correzione, e lo invita a insegnare ai cristiani a essere pionieri nelle buone opere. Su quest’ultimo punto dei consigli di Paolo ci soffermeremo, evidenziando alcuni aspetti del grande capitolo della nostra vita spirituale, che è l’applicazione delle buone opere dell’amore. La spiritualità ortodossa Spesso, negli ambienti ecclesiastici, si sottolinea l’eccessiva enfasi sulla cosiddetta “spiritualità” e la concezione monodimensionale della fede. Molti, infatti, ritengono che la fede ortodossa abbia un contenuto elevato e si concentri esclusivamente sui livelli più alti del pensiero e della vita umana. Secondo questa visione, la vita spirituale assume un carattere soggettivo-individuale, si limita a un livello personale e non percepisce nulla al di là della relazione personale con Dio. L’attenzione alle necessità materiali e ai problemi degli altri è considerata priva di valore o persino un ostacolo per il raggiungimento della salvezza. Per la nostra Chiesa, tuttavia, una tale concezione della spiritualità ortodossa è incompleta. L’applicazione della fede ha un duplice carattere. Certamente, il credente deve coltivare l’uomo interiore, vivere una vita di virtù e aspirare all’unione sacramentale con Dio. Allo stesso tempo, però, deve uscire da sé stesso e mettere in pratica la sua fede nel prossimo. Altrimenti, il cristiano rimane sterile, come un albero dall’aspetto esteriore impressionante, ma privo di frutti. Le opere dell’amore La concezione della nostra Chiesa riguardo alla combinazione di fede e opere d’amore è splendidamente analizzata dall’apostolo Giacomo, fratello del Signore. “Che giova”, ci dice, “se uno ha la fede ma non ha le opere? Può forse la fede da sola salvarlo? Se i nostri fratelli mancano di vestiti adeguati e di cibo quotidiano, e il credente dice loro: ‘Andate in pace, riscaldatevi e saziatevi’, ma non dà loro ciò che è necessario per il corpo, a che serve? Così anche la fede, se non ha opere, è morta in sé stessa...”. E continua: “Vedete, l’uomo è giustificato dalle opere e non solo dalla fede” (Giacomo 2,14-24). Tuttavia, a questo punto si nasconde un altro pericolo: credere che le opere d’amore e di solidarietà, da sole, possano garantire la salvezza, anche se la fede è debole, superficiale o formale. Tali opere sono spesso compiute anche da persone atee o addirittura ostili alla Chiesa, che sentono un’inclinazione naturale verso i problemi e le necessità dei loro simili. La concezione ortodossa, invece, invita ogni cristiano a combinare la fede con le opere d’amore, applicando ciò in cui crede alle persone che si trovano in qualsiasi tipo di necessità materiale, nel nome di Gesù Cristo e per la gloria di Dio. Questo è il comandamento dello stesso Signore: cercarlo e sostenerlo nel volto di ogni fratello in difficoltà. In questa logica si inserisce anche il multiforme lavoro sociale e filantropico della Chiesa. Per questo, non lasciamoci trascinare né dalla tentazione di una visione elitaria della fede, che ignora la cura per gli altri, né dalla tentazione di una solidarietà priva di Cristo. La combinazione di fede e opere d’amore è la via indicata, che produce risultati concreti, coltiva la nostra anima e la conduce verso la salvezza. Amen!

Archimandrita Epifanios Oikonomou
Opuscolo "La voce del Signore" ,anno 73°, num foglio 23 ,Lettura Apostolica Domenica 13 Luglio 2025


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