Teologia Patristica Protopresbitero Ioannis S. Romanidis (+)


Teologia Patristica

Protopresbitero Ioannis S. Romanidis (+) Professore Universitario Elementi di Antropologia e Teologia Ortodossa 1. Cos’è la mente dell’uomo La guarigione dell’anima dell’uomo è la principale preoccupazione della Chiesa Ortodossa. La Chiesa ha sempre curato lo spazio dell’anima. Aveva constatato, dalla tradizione ebraica e dallo stesso Cristo e dagli Apostoli, che nello spazio del cuore fisico opera qualcosa che i Padri hanno chiamato “mente” (nous). Hanno preso, cioè, il tradizionale “nous”, che significa intelletto e razionalità, e hanno fatto una distinzione. Hanno chiamato “mente” questa energia noetica che opera nel cuore dell’uomo spiritualmente sano. Non sappiamo quando sia avvenuta questa differenziazione, poiché accade anche che alcuni Padri usino la stessa parola, “nous”, per indicare sia la razionalità sia l’energia noetica, quando questa scende e opera nello spazio del cuore. Da questo punto di vista, l’energia noetica è un’unica energia dell’anima, che nel cervello opera come razionalità, ma allo stesso tempo opera nel cuore come mente. In altre parole, lo stesso organo, la mente, prega incessantemente nel cuore, in coloro che hanno, ovviamente, una preghiera cardiaca ininterrotta, e allo stesso tempo pensa, ad esempio, a problemi matematici o a qualsiasi altra cosa, nel cervello. Dobbiamo dire che ciò che l’Apostolo Paolo chiama “mente” si identifica con ciò che i Padri chiamano “intelletto” (dianoia). Si tratta di una differenza terminologica. Quando l’Apostolo Paolo dice “pregherò con lo spirito” (1 Cor 14, 15), intende ciò che i Padri chiamano “pregherò con la mente”. E quando dice “pregherò con la mente”, intende “pregherò con l’intelletto”. Il termine “mente” dei Padri non è la “mente” dell’Apostolo Paolo, ma è lo “spirito” dell’Apostolo Paolo. Quando dice “pregherò con la mente” o “canterò con la mente”, intende “pregherò con lo spirito” o “canterò con lo spirito”. E quando dice “lo Spirito di Dio rende testimonianza al nostro spirito” (Rom 8, 16), con la parola “spirito” intende ciò che i Padri chiamano “mente”. E con la parola “mente” intende l’intelletto, la razionalità. Nell’espressione “lo Spirito di Dio rende testimonianza al nostro spirito” (Rom 8, 16), parla di due spiriti: lo Spirito di Dio e lo spirito umano. Questo spirito umano, in una certa strana evoluzione, appare successivamente, all’epoca di San Macario l’Egiziano, chiamato “mente”, mentre solo i termini “ragione” (logos) e “intelletto” (dianoia) rimangono a riferirsi alla razionalità dell’uomo. Così la “mente” si identificò con lo “spirito”, cioè con il “cuore”. Perché lo spazio dello spirito dell’uomo è il cuore, secondo l’Apostolo Paolo. Pertanto, il culto razionale per l’Apostolo Paolo si compie con la mente (cioè con l’intelletto, la razionalità), mentre la preghiera noetica si compie con lo spirito ed è la preghiera spirituale, cioè la preghiera del cuore. Così, ciò che l’Apostolo Paolo dice, “ma nella chiesa preferisco dire cinque parole con la mia mente, per istruire anche gli altri, piuttosto che diecimila parole in lingua” (1 Cor 14, 19), significa che preferiva dire cinque parole per istruire gli altri, piuttosto che pregare noeticamente. Ciò che l’Apostolo Paolo dice qui è interpretato da alcuni monaci come un riferimento alla Preghiera di Gesù, cioè al “Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me”, che è composta da cinque parole. Ma qui l’Apostolo Paolo parla di parole con cui istruiva gli altri. Perché come può esserci catechesi con la preghiera noetica, se la preghiera noetica è una preghiera interiore dell’uomo e coloro che gli stanno intorno non sentono nulla? La catechesi, invece, avviene con un insegnamento razionale e un culto razionale. Insegniamo e parliamo attraverso la razionalità, che è il mezzo usuale di comunicazione tra le persone. Tuttavia, anche coloro che hanno la preghiera noetica nel cuore comunicano tra loro. Possono, cioè, sedersi insieme e comunicare l’uno con l’altro noeticamente, senza parlare. Esiste, quindi, tra loro una comunicazione spirituale. Questo, naturalmente, accade anche a distanza. E queste persone possiedono anche il dono della chiaroveggenza e della preveggenza. Con la chiaroveggenza individuano i peccati di ogni persona, così come i loro pensieri, mentre con la preveggenza vedono e parlano di cose, azioni ed eventi futuri. Esistono davvero persone con tali doni e, se andate a confessarvi da loro, sanno tutto ciò che avete fatto nella vostra vita prima ancora che apriate la bocca per raccontarlo. Note: 1. 1 Cor 14, 15. 2. Rom 8, 16. 3. Il che significa che lo Spirito di Dio parla al nostro spirito, cioè Dio parla nel nostro cuore attraverso la grazia dello Spirito Santo. Cfr. Filocalia, vol. IV, ed. To Perivoli tis Panagias, 1987, p. 281. Qui San Gregorio Palamas, nel suo secondo discorso A difesa dei santi esicasti, afferma che il “cuore” è il sovrano di tutta l’esistenza; lì si trova la mente e tutti i pensieri dell’anima. Qui San Gregorio con il termine “cuore” non intende il cuore fisico, ma il cuore profondo, e con il termine “mente” non intende l’intelletto, ma l’energia del cuore, l’energia noetica, che sgorga dall’essenza della mente, cioè dal cuore. I termini cuore e mente, come essenza, si identificano. Per questo San Gregorio aggiunge: la mente è il corpo più intimo del corpo, cioè il cuore (ibid., p. 282). Con questi si identifica anche il termine spirito. 4. Cfr. Metropolita Ierotheos (Vlachos), La persona nella tradizione ortodossa, ed. Monastero della Natività della Theotokos, Livadia, 1994, p. 24, dove si afferma: l’uomo ha due centri conoscitivi. Uno è la mente, che è lo strumento adatto per ricevere la rivelazione di Dio, che poi viene formulata con la razionalità, e l’altro è la razionalità, che conosce il mondo sensibile che ci circonda.

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