Quanta forza ha la preghiera quando include "Figlio di Dio"?

 


Quanta forza ha la preghiera quando include "Figlio di Dio"?  

Un giorno, racconta padre Zosima (+2010),il Padre Simone Arvanitis († 1988) mi parlò della preghiera interiore:  

«Io, padre Zosima, posso fare entrambe le cose: confessare la gente, parlare con loro, e allo stesso tempo dire la preghiera interiore, senza che l’una ostacoli l’altra o mi stanchi. Le tengo insieme».  

Il Gerontas mi disse anche riguardo alla preghiera interiore:  

«Quando inizi a pregare dicendo “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me”, prima concentrati nella mente e comincia a recitarla lentamente all’inizio, facendo attenzione che la concentrazione e le parole vadano di pari passo. Poi, gradualmente, potrai dirla più velocemente. Se la tua mente si distrae e le parole non fluiscono insieme, rallenta di nuovo. Quando vedi che procedi bene, acceleri. Così farai ogni volta che pregherai con la preghiera interiore».  

Quando promisi a Padre che sarei rimasto in monastero per diventare monaco, uno dei tanti consigli che mi diede fu:  

«La preghiera interiore devi dirla così: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me”».  

«Sia benedetto», risposi.  

Una volta venne un pellegrino al monastero e lo vidi tenere in mano un grande rosario, recitando la preghiera a gran velocità. La sua mano si muoveva come una macchina. Io lo osservavo e mi chiedevo dentro di me: “Ma che preghiera starà mai dicendo per farla così veloce?”.  

Volevo saperlo e gli chiesi come la recitasse. Mi rispose:  

«Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me».  

«Bene», gli dissi, «ma perché non dici “Figlio di Dio”?»  

«Non serve», rispose, «è la stessa cosa. Con meno parole si fa più veloce».  

Io ci credetti e da quel giorno cominciai a fare lo stesso. Mi gonfiavo d’orgoglio perché anche io dicevo la preghiera velocemente.  

Quella notte, mentre dormivo, sognai un uomo nero, muscoloso come un lottatore. Eravamo abbracciati, petto contro petto, e lottavamo. Lui era fortissimo e capii che non potevo vincerlo. Cominciai a dire la preghiera: “Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me”, ma per nessun motivo riuscivo a liberarmi. A volte mi spingeva lui, a volte io, in un continuo braccio di ferro. Continuavo a ripetere la preghiera dentro di me, stupito: “Come è possibile che la dica da così tanto tempo e non riesca a liberarmi?”. Non sapevo più cosa fare. La ripetevo senza sosta, ma non aveva alcun effetto. Ero esausto dal combattimento, grondavo sudore.  

In quel momento, mi ricordai di dire la preghiera come mi aveva insegnato il Padre:  

«Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me».

Allora sentii Satana emettere un urlo potentissimo:  

«NO!!! NON POSSO SOPPORTARLO!» 

Immediatamente, si trasformò in un fumo nero e io fui libero.  

Rimasi sbalordito e in quel momento dissi:  

«Quanta forza ha la preghiera quando include “Figlio di Dio”!»  

Avevo ripetuto la preghiera mille volte senza “Figlio di Dio” e non mi ero liberato. Ma appena l’ho detta una volta completa, Satana non l’ha sopportata, è esploso e si è dissolto come fumo. 

La mattina seguente, andai a confessarmi dal Padre…  

Lui mi disse:  «Figlio mio, la vera preghiera è così. Tu non guardare come la dicono gli altri, dilla come si deve».  

Per questo è necessario dire la preghiera interiore con “Figlio di Dio”, perché è una professione di fede.  

Detti del Geronta Simone Arvanitis (+1988), tratti dai cinque libri scritti su di lui dal suo discepolo, padre Zosima.  


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