San Porfirio: La profezia del Santo sul Igumeno Giorgio Kapsani
Testimonianza di un monaco N. del Sacro Monastero di Gregoriou, Monte Athos
Il mio compito era occuparmi degli alberi ed ero responsabile dell’oliveto e del vigneto del Monastero.
Un giorno, il monaco incaricato degli agrumi mi informò che era stata presa la decisione di sradicare presto tutti gli agrumi insieme ad altri padri del Monastero e di trapiantarli vicino al vigneto, poiché lì avevamo due grandi e belle terrazze, nella speranza che producessero più frutti...
In quei giorni scesi ad Atene per consultare il Santo su una questione. Mentre parlavamo, cambiò argomento e mi chiese:
– Dimmi? Avete lì degli agrumi, limoni, aranci… e volete spostarli verso il vigneto?
– Sì, Padre...
– Non spostateli, perché li raggiunge l’aria fredda. Lì, d’inverno c’è gelo, e gli agrumi sono molto sensibili al freddo.
– Va bene, Padre, informerò i padri.
– Quando andiamo in barca (verso il Monastero di Dionisiu) e vediamo il Monastero alla nostra sinistra, alla destra del Monastero avete delle terrazze che scendono fino al mare.
– Sì, sì, Padre...
– Laggiù, in fondo, sistemate l’area e costruite una serra: mangerete verdure tutto l’anno. Avrete melanzane, pomodori, peperoni...
Effettivamente lo facemmo e andò molto bene.
Al mio ritorno al Monte Athos, informai i padri dei consigli di p. Porfirio, ma non mi ascoltarono, avendo già deciso e preparato tutto per il trapianto...
Dal primo inverno, tutti gli alberi "bruciarono" dal gelo. Piantammo nuovi alberi, ma gelarono di nuovo. Allora ricordammo le parole del Santo e piantammo in quella zona peri, meli... ecc. Gli agrumi li ripiantammo dove erano prima e da allora producono abbondantemente. Ricordo che da un solo albero raccogliemmo 20 cassette di arance, e ogni anno continuano a darci un grande raccolto...
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Una volta, alcuni padri del Monastero andarono dal Santo, che parlò loro del nostro beato Igumeno, p. Giorgio Kapsani. Li esortò:
«Dite al vostro Igumeno di occuparsi anche del giardino!».
Più tardi, il nostro Igumeno scese ad Atene e il Santo gli ripeté:
«Occupati del giardino! Vedo che i tuoi nervi sono deboli. Ogni giorno dedica due ore a zappare...».
Lui, però, a causa dei molti impegni come Igumeno, non trovava tempo...
Eravamo 80 monaci e lo impegnavamo continuamente. Aveva lavoro d’ufficio, riceveva chiamate, seguiva figli spirituali nel mondo e predicava. Alla fine, il sistema nervoso cedette e rimase completamente paralizzato.
Il Santo, con la Grazia di Dio, aveva visto che il suo corpo aveva nervi deboli e che il lavoro manuale, come zappare... ecc., li avrebbe rafforzati.
Dal libro: «San Porfirio il Profeta, Testimonianze – VOLUME II»