La via larga conduce gli uomini all’inferno» (Gerontas Ephraim Filoteita)

 


I comandamenti di Dio non sono pesanti, sono leggeri, sollevano, rinfrescano e creano beatitudine nell’anima dell’uomo. Per questo Cristo non ci ha chiesto molte cose. E nella Seconda Venuta non dirà: «Perché non avete praticato l’ascesi…». No. Dirà: «Perché non avete avuto misericordia, perché non avete nutrito, vestito, consolato il prigioniero».  

Cosa sono queste? Opere d’amore. Per questo Cristo disse: «Chi è colui che mi ama? Colui che osserva i miei comandamenti. Chi non mi ama, non osserva i miei comandamenti». Nel giudizio rivolto a quelli alla sua sinistra, volle dire loro: «Voi non avete avuto amore, e poiché non avete amore, non potete entrare nel banchetto nuziale dell’amore». Il banchetto nuziale dell’amore si conquista solo con l’amore e il sacrificio. Per questo, con amore e umiltà, dobbiamo attraversare la porta del Regno dei Cieli.  

Stretta e angusta è la via che conduce alla vita. La via larga conduce gli uomini all’inferno. Qual è la via larga? La vita mondana senza preoccupazioni, dove i nostri giorni trascorrono vuoti…  

Non dobbiamo farci ingannare dal diavolo. Dobbiamo sforzarci, secondo il Vangelo di Cristo, di purificare l’interno del calice, che è la nostra anima, il nostro cuore, la nostra mente. «Se rendi puro l’interno del calice», dice, «anche l’esterno sarà puro». Ipocrita, non curare l’esterno lasciando l’interno impuro! Agli occhi di Dio tutto è manifesto. Gli uomini possiamo ingannarli, mostrando un volto falso, ma il nostro interno è noto a Dio. Curiamo il nostro interno, sistemiamoci, cambiamo. Il tempo che Dio ci ha donato riempiamolo di opere buone, pensieri puri, sentimenti santi.  

Non perdiamoci in chiacchiere oziosi, non discutiamo di cose inutili e dannose. Liberiamo la nostra lingua dal giudicare gli altri, il fratello, il prossimo. No, non facciamolo! Giudichiamo noi stessi, condanniamo noi stessi. Se ci condanniamo, saremo liberati dal giudizio di Dio. Se condanniamo, saremo condannati; se giudichiamo, saremo giudicati, e con la misura con cui misuriamo, Dio misurerà noi.  

Ogni momento che passa non torna più. Il diavolo ci ruba il tempo, ci occupa con cose terrene e effimere per privarci del tempo da dedicare a Dio e alla nostra anima. Vigiliamo quanto possiamo, teniamo sveglia la mente e il cuore, non lasciamo che pensieri impuri contaminino il cuore. […] Quante volte, esaminando la coscienza, vediamo che non siamo attenti. Così creiamo scandalo. Questi peccati non li riconosciamo. Confessiamoli e cancelliamoli.  

Per questo prestiamo attenzione a tutto ciò, per essere pronti. La morte è terribile, non è un gioco. Se qualcuno di noi ha sfiorato la morte, per malattia o pericolo, ha visto quanto è spaventosa. Vedete come un uomo piange, gli occhi gli si riempiono di lacrime nell’ora del trapasso? Perché piange? Perché vede arrivare le potenze avverse, i demoni che cercano di strappare l’anima. E l’anima trema come una foglia d’autunno al più lieve vento.  

Il tropario della liturgia funebre dice:  

«Quale lotta affronta l’anima quando si separa dal corpo! Quante lacrime allora!  

Volge gli occhi agli angeli, ma invano supplica;  

stende le mani agli uomini, ma non trova chi la aiuti».  

Gli angeli dicono: «Secondo le tue opere, alliluja! Ti aiuteremo, ma dovevi aiutarti tu stesso con le tue opere». L’anima tende le mani agli uomini: «Aiutatemi!». Ma quelli rispondono: «Come possiamo aiutarti? Non sappiamo aiutare neppure noi stessi!». Allora l’uomo comprende. Ma cosa può fare, ormai, nell’attimo dell’ultimo respiro?  

Questo studio, questa verità, questa realtà che vediamo vissuta da ogni nostro fratello che lascia questa vita, perché non impariamo la lezione per sistemare la nostra anima adesso, affinché quando giungerà quel momento, quell’ora, siamo pronti? Sì, certo, proveremo dolore: la morte è per natura dura e amara, ma quando la coscienza non ci rimprovera, un balsamo scende sull’anima. L’anima spera, sente che qualcosa accadrà. Per questo, dunque, prima che giunga quell’ora tremenda, prima che arrivi quel primo giudizio dell’anima in vista del grande Giudizio della Seconda Venuta, prepariamoci, stiamo attenti, affrettiamoci ora, non domani o dopodomani. Da oggi, da questo istante, coltiviamo nell’anima il pentimento e il ritorno a Dio. E quando Dio vedrà questa buona disposizione da parte nostra, ci aiuterà. E questa piccola disposizione la renderà grande, affinché si compia la grande salvezza delle nostre anime.


Gerontas  Efrem Filoteita

Fonte: «Esortazioni spirituali provate per l’acquisizione della salute dell’anima e della nostra salvezza», ed. Orthodoxos Kypsele.


---

Post popolari in questo blog

Una delle ragioni per cui ci ammaliamo di cuore, ictus, cancro e altre malattie ...Gerontas Gabriele

San Nectario disse che nemmeno 5 su 1000 vanno in Paradiso!

33 preghiere per il komposkini (rosario) a 33 nodi

Consigli di Sant’Atanasio Chamakiotis ad un suo figlio spirituale

Preghiera a Santa Domenica (Ciriaca) che scaccia il male e la depressione

Otto tipi di preghiera,Monastero Gregoriu, Monte Athos

Metropolita Neofitos Morfu: Avevo detto ad un certo sacerdote...

Teologia Patristica Protopresbitero Ioannis S. Romanidis (+)

Il peccato e la sua guarigione

LA GUERRA INVISIBILE , SAN NICODIMO L' AGIORITA