Poiché la contrizione e le lacrime da sole non bastano a persuadere Dio a concederci ciò che gli chiediamo nelle nostre preghiere, dobbiamo aggiungere anche altri elementi indispensabili affinché le nostre preghiere abbiano un esito positivo. Ecco di seguito sei di queste condizioni.
a)Chiunque desideri ottenere una risposta favorevole alla sua prima richiesta, cioè il perdono dei propri peccati, deve anche lui, mentre prega, perdonare i peccati commessi contro di lui dagli altri, come ci ha insegnato il Signore: «Quando vi mettete in preghiera, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, affinché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni le vostre colpe» (Marco 11:25).
b) Chi chiede qualcosa a Dio deve farlo senza esitazione e dubbi, ma con una fede salda e incrollabile, come ci dice prima il Signore stesso: «Tutto quello che chiederete nella preghiera con fede, lo riceverete» (Matteo 21:22), e poi il divino Giacomo: «Se qualcuno di voi manca di sapienza, la chieda a Dio, che dona a tutti con generosità e senza rinfacciare, e gli sarà data. Ma la chieda con fede, senza esitare, perché chi esita è simile all’onda del mare, agitata e sbattuta dal vento. Un uomo così, diviso e incerto in tutte le sue vie, non pensi di ricevere qualcosa dal Signore» (Giacomo 1:5-7).
c) Chiunque preghi non deve chiedere cose che non giovano al suo bene spirituale, cioè beni mondani che alimentano le sue passioni, ma deve supplicare per ciò che è secondo Dio, ossia ciò che giova alla salvezza della sua anima. Ascoltate il rimprovero di San Giacomo il Fratello di Dio: «Chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare le vostre passioni» (Giacomo 4:3).
d) Chiunque desideri ricevere da Dio i beni spirituali che chiede, deve anche impegnarsi e fare tutto ciò che è in suo potere, secondo il proverbio: "Aiutati che Dio ti aiuta" . Cioè, non deve trascurare né abbandonarsi volontariamente prima alle passioni e ai desideri, per poi chiedere l’aiuto divino, perché non lo otterrà mai, come afferma anche San Basilio Magno: Bisogna prima che ognuno compia tutto ciò che può fare con le proprie forze, e solo dopo pregare Dio perché venga in suo aiuto e sostegno.Infatti, quando qualcuno si consegna pigramente ai desideri e così si abbandona in balia dei nemici, Dio non lo aiuta né ascolta le sue preghiere, perché egli stesso, con il suo peccato, si è allontanato da Lui. Chiunque desideri l’aiuto di Dio non deve tradire ciò che è giusto e conveniente. E chi non tradisce ciò che è giusto e conveniente, non sarà mai abbandonato dalla divina Provvidenza e dall’aiuto di Dio.(Disposizioni Ascetiche, cap.1)
Proprio per questi, Dio dice per bocca del profeta Isaia: «Mi cercano ogni giorno e desiderano conoscere le mie vie, come un popolo che ha praticato la giustizia e non ha abbandonato la legge del suo Dio» (Isaia 58:2).
In breve, chi vuole che Dio ascolti la sua preghiera e gli conceda ciò che chiede, deve sforzarsi con tutte le sue forze di osservare i comandamenti divini, fino al punto che la sua coscienza non lo accusi di aver trascurato o disprezzato ciò che avrebbe potuto fare e non ha fatto.
Come dice il discepolo amato dal Signore, l’evangelista Giovanni: «Se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo la riceviamo, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo ciò che gli è gradito» (1 Giovanni 3:21-22).
E San Basilio aggiunge: «È dunque necessario che la nostra coscienza non ci rimproveri nulla, e solo allora possiamo invocare l’aiuto divino» (Disposizioni Ascetiche, ibid.). Non solo quando si prega per se stessi, ma anche quando altri pregano per noi, dobbiamo collaborare personalmente affinché quelle preghiere portino frutto. Questo è il significato delle parole di San Giacomo: «Molto vale la preghiera del giusto, fatta con fervore»(Giacomo 5:16), che San Massimo il Confessore spiega così: "In verità, grande efficacia ha la preghiera del giusto, sia per merito del giusto che la compie, sia per colui che chiede al giusto di pregare per lui. Da una parte, infatti, il giusto che prega ottiene la fiducia per presentarsi davanti a Colui che ascolta le suppliche dei giusti; dall’altra, chi chiede al giusto di intercedere per lui riceve la grazia di allontanarsi dal male e di riaccogliere nel cuore il desiderio di una vita virtuosa"(Centurie sulla Teologia, cap. 24). E lo stesso santo aggiunge altrove: "È segno di grande indolenza, per non dire follia, cercare la propria salvezza attraverso le preghiere dei giusti, mentre il proprio cuore è rivolto ai piaceri mondani, e chiedere il perdono di quei peccati che si continuano a commettere con piena volontà. Non bisogna lasciare che la preghiera del giusto rimanga inefficace… ma attivarla e rafforzarla, dandole ali con le proprie virtù".
e) Chi vuole che il Signore esaudisca la sua preghiera non deve scoraggiarsi, né rattristarsi o angustiarsi mentre prega, ma deve attendere con pazienza e perseveranza, anche se il tempo dell’attesa si prolunga.A questo proposito, il Signore stesso, per insegnarci a perseverare nella preghiera senza perdere la fiducia, ci racconta nel Vangelo di Luca la parabola della vedova che, con la sua insistenza, alla fine convinse il giudice iniquo a farle giustizia:
"Disse loro ancora una parabola per mostrare che dovevano pregare sempre senza stancarsi" (Luca 18:1).
San Basilio Magno ci avverte: "Può darsi che tu abbia chiesto nelle tue preghiere beni spirituali, ma senza sufficiente perseveranza. Come sta scritto: ‘Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime’ (Luca 21:19), e ‘Chi persevererà sino alla fine, sarà salvato’ (Matteo 10:22)."
Esempi biblici:
- Abramo, chiamato in giovane età a lasciare l’Assiria per la Palestina, ricevette da Dio la promessa che la sua discendenza sarebbe stata numerosa come le stelle del cielo. Eppure, vide realizzarsi questa promessa solo all’età di cento anni!
- Isacco supplicò Dio di concedergli figli, ma la sua preghiera fu esaudita solo dopo vent’anni di attesa.
San Basilio esorta: "Imita, fratello mio, questi patriarchi e la loro fede. Se passa un anno, due, tre, o anche più, senza che la tua richiesta sia esaudita, non abbandonare la preghiera, ma persevera con fede, continuando a compiere il bene."
E Sant’Isacco il Siro aggiunge:
"Quando Dio ritarda a esaudire una preghiera, mettendoci alla prova nella sofferenza, il nostro desiderio di pregare deve diventare ancora più ardente. Più Dio mostra pazienza, più chi prega deve insistere con fervore, chiedendo il Suo dono." (Omelie, Commento al Vangelo di Matteo, cap. 7).
f) E infine: chiunque desideri vedere esaudita la richiesta della propria preghiera, deve sempre ringraziare Dio, sia che riceva rapidamente ciò che chiede, sia che lo ottenga più tardi. Per questo l’apostolo Paolo ci dice: «Le vostre richieste siano presentate a Dio con la preghiera e la supplica, accompagnate da ringraziamento» (Fil. 4,6). Spesso, infatti, Dio non ci concede subito ciò che gli chiediamo, o perché sa che perderemmo ciò che ci ha donato e, per questo motivo, saremmo puniti più severamente, avendo disprezzato il suo dono e la sua grazia; oppure perché, sapendo che appena otteniamo ciò che chiediamo cesseremo di pregare, Egli ritarda l’esaudimento della nostra richiesta, volendo e provvedendo affinché continuiamo a supplicarlo e a rimanere vicini a Lui con la preghiera. O ancora, per mettere alla prova la nostra fede e il nostro amore verso Dio, o per altri motivi che solo Lui conosce, incomprensibili a noi ma giusti, poiché mirano sempre al nostro bene spirituale.
Tutto ciò è confermato anche dal profondo teologo e veramente grande Basilio, che nel primo capitolo delle sue Regole ascetiche scrive in sintesi: «Sapendo dunque tutto questo, sia che siamo esauditi e riceviamo subito, sia che avvenga più tardi, rimaniamo sempre nel ringraziamento al Signore, perché tutto ciò che fa il Padrone, lo fa sempre per la nostra salvezza; e non scoraggiamoci, cessando le preghiere e le suppliche». E che dire? Che sia che riceviamo da Dio ciò che chiediamo, sia che non lo riceviamo, dobbiamo sempre ringraziarlo e perseverare bussando alla sua porta, chiedendo ancora e ancora con la nostra preghiera; perché ci basta già questo grande dono che riceviamo, cioè di essere degni di conversare con Dio stesso e di rimanere uniti a Lui quando preghiamo.
Così ci dice anche la preziosa penna di san Giovanni, con eleganza e chiarezza, scrivendo quanto segue: «Grande bene è la preghiera, quando è fatta con mente pura e serena, e quando impariamo a ringraziare Dio sempre: non solo quando riceviamo ciò che chiediamo, ma anche quando non lo riceviamo. Perché a volte ci dà e a volte non ci dà; tuttavia, in entrambi i casi sei avvantaggiato, poiché sia che tu riceva o non riceva, hai già ricevuto anche nel non ricevere; e sia che ottenga ciò che chiedi sia che non lo ottieni, sei fortunato anche quando non lo ottieni, perché a volte non ricevere ciò che chiedi è più vantaggioso; infatti, se non fosse per il nostro bene che non lo riceviamo, Dio ce lo darebbe senz’altro. E non ottenere qualcosa, quando ciò è per il nostro bene, è in realtà un successo» (Ad Andrea, disc. 1; Sulla preghiera, vol. 7). In modo simile scrive anche san Giovanni, che ci ha tramandato la Scala del Paradiso: «Non dire di aver passato molto tempo in preghiera senza aver ottenuto nulla, perché hai già ottenuto qualcosa; infatti, quale altro bene potrebbe esserci di meglio che stare vicino al Signore ed essere con Lui nella preghiera, aspettando incessantemente l’unione con Lui?».
Se dunque, fratelli e padri, siete d’accordo con tutto ciò che abbiamo detto sopra, e offrite al santo Dio le preghiere contenute in questo libro, vi informo che arricchirete le vostre anime con una fede incrollabile, una speranza certa, un amore sincero, il perdono dei peccati, e avrete la liberazione dai mali visibili e invisibili, il soddisfacimento delle vostre richieste, la salvezza dalle tentazioni dei demoni e la comunione e unione con Dio e i suoi Angeli; perché, secondo il celebre e santo predicatore della preghiera: «Quando parliamo veramente con Dio nella preghiera, allora diventiamo uno con gli Angeli» (Discorso sulla preghiera). E in breve, voglio dirvi che con queste divine preghiere godrete di una moltitudine di beni, un mare infinito di tesori, un’abbondanza di grazie, una messe di virtù, una serie infinita di doni e frutti maturi di beneficio spirituale.
-Note:
- San Nicodemo l'Aghiorita(1749-1809) è un importante santo e teologo ortodosso, noto per i suoi scritti ascetici e spirituali.
- Il testo sottolinea l'importanza del perdono e della fede salda come condizioni fondamentali per una preghiera efficace.